Viaggio nell’incubo

Portfolio Tornado Ghedi, 2011. Terzo classificato.

E’ una fredda notte di inverno, nevica. Con passo deciso avanzo fino a scorgere al di là degli alberi un’antica dimora. Dalla finestra al piano terra s’intravede una luce accesa, quella luce rassicurante che fa pensare ad un riparo.

La sequenza fotografica si sviluppa all’interno dell’edificio snodandosi intorno alla ricerca di una presenza che si manifesta in maniera sempre più definita, in un’atmosfera severa e rigorosa, per concludersi in soffitta, scrigno di tanti ricordi: tra i giochi dell’infanzia, riaffiorano dal passato inquietudini e dissidi interiori…

 

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Tutte le immagini, tranne l’ultima, sono caratterizzate da una tinta seppia e presentano una vignettatura scura ai bordi.  Il color seppia richiama al passato, ai viraggi che si usavano per dare un tono caldo alle foto quando ancora non era diffuso il colore o al lento ingiallimento dovuto all’iposolfito, causa un non sufficiente risciacquo dopo il fissaggio.
La vignettatura ci porta nella dimensione del sogno, attraverso una finestra il cui confine sfuma dal reale all’irreale ed entro la quale il buio è rotto dalle luci dell’anima e del ricordo.
Osservando il portfolio di Zaccaria, si assiste ad una sequenza cinematografica dove ogni immagine è collegata alla successiva in una successione temporale che conduce al risveglio, al ritorno alla realtà espresso dalla foto in bianco e nero che chiude il racconto. Una foto in bianco e nero e non a colori, in sintonia con l’atmosfera di tensione, di incubo che caratterizza tutta la storia.
La prima immagine è una immagine di piedi in cammino che portano l’autore e lo spettatore all’interno di un edificio che sembra essere una chiesa ma che poi, con l’incoerenza del sogno, si trasforma in una abitazione. L’atmosfera è quella silenziosa di una notte d’inverno con una nevicata,  nella terza immagine, simulata in postproduzione.
All’interno di tanto in tanto compaiono delle ombre. Non è chiaro se Zaccaria abbia voluto vedere in esse se stesso (come per le gambe della immagine che apre la serie) o presenze che abitano quegli spazi. Presenze comunque sfumate e confuse e per questo più inquietanti.
Come in tutti i film horror, non potevano mancare le scale che il protagonista sale per dirigersi verso un ignoto che lo attrae.
Nella decima immagine una figura tetra e senza volto, questa volta nitida, si delinea inquietante accanto a due bambole. Bambole simbolo dell’infanzia ma spesso utilizzate nei film del terrore come elementi di ulteriore incubo.
Nella penultima immagine appare invece un ragazzo in piena luce che guarda terrorizzato verso di noi mentre, sul lato inferiore del quadro, sfilano profili indistinti. E’ forse l’uomo dell’immagine precedente che si rivela? E’ il tornare alla coscienza di ricordi spiacevoli che si credevano sepolti?
Poi il risveglio. La fine di un incubo, o il ritorno ad una realtà non meno difficile e tormentata?
Nel letto matrimoniale c’è solo il protagonista mentre chi gli dormiva accanto (cuscino sfatto) è scomparso. Ciò nasconde ulteriori significati? E’ casuale o fa parte dell’alone di mistero con cui l’autore ha voluto fasciare la sua storia?

Enrico Maddalena

 

Con Viaggio nell’incubo Nicola Zaccaria rappresenta l’incontro con aspetti dell’inconscio. Il sogno diventato incubo è incontro involontario con la dimensione profonda del nostro essere. Le visioni improbabili che accende il sogno, a volte veggenti, ci lasciano sconcertati sul senso esistenziale del tempo e dello spazio. Le storie assurde nelle quali ci troviamo, nostro malgrado,  a lottare provengono da echi profondi della psiche che non ci sappiamo spiegare. in particolare dell’Incontro con l’incubo, Nicola Zaccaria ci dice che è essere condotti dentro al luogo del mito e della memoria e vivere indifesi la presenza di incombenti presenze sconosciute. Il risveglio è liberazione dall’incubo che ci fa amare la realtà della vita, con tutte le rassicuranti certezze e affetti.

Silvano Bicocchi

Data

2011

Categoria

Portfolio